Ci sono voluti coraggio e determinazione per portare avanti una battaglia che l’ha contrapposta anche ai suoi colleghi di partito, ma Stefania Munafò, vice capogruppo consiliare del pdl al Comune di Palermo, è arrivata fino alla fine. E ha vinto. Il TAR della Sicilia, infatti, in una recente sentenza ha accolto il ricorso contro AMAP, azienda municipalizzata di Palermo, colpevole di non aver rispettato il principio di pari opportunità sancito nello statuto comunale.
La pronuncia dei giudici siciliani, che di fatto annulla il Consiglio di amministrazione di AMAP, stabilisce un precedente importante, in quanto per la prima volta si incide sulla composizione del Consiglio di Amministrazione di una società partecipata.
Un risultato notevole, se consideriamo che le norme a garanzia dell’equilibrio di genere contenute negli statuti degli enti locali restano per lo più lettera morta. Introdotte nel rispetto dell’art. 51 della Costituzione, appositamente riformato a tal fine nel 2003, sono generalmente considerate dichiarazioni di principio che tutti affermano di condividere, ma che quasi nessuno si sforza di applicare. Anche perché, come giustamente sostiene la Munafò “non ci sarà mai un uomo pronto a lasciare una poltrona per cederla ad una donna di pari competenza e preparazione”. E’ per questo che il cambiamento culturale che dovrebbe portare ad una effettiva democrazia paritaria ha ancora bisogno di sentenze come questa.
Avendo constatato che le sue ripetute richieste al Sindaco per una maggiore attenzione all’equilibrio di genere nelle nomine - non solo in Giunta, ma anche ai vertici delle società partecipate - rischiavano di cadere nel vuoto, Stefania Munafò ha scelto la via del diritto. “Non ho fatto ricorso verso tutte le partecipate perchè il mio voleva essere un segnale rispetto al quale il Sindaco si sarebbe dovuto adeguare lo stesso” chiarisce la consigliera. “E infatti, pronunciata la sentenza, il Sindaco ha detto che avrebbe annullato tutte le nomine anche delle altre partecipate e, dopo aver verificato gli aspetti amministrativi e giuridici, avrebbe ricercato nelle professionalità femminili le sostituzioni da fare”.
Traspare un’evidente soddisfazione dalle parole di Stefania, il cui impegno, peraltro, non si limita ai diritti delle donne. “A dicembre è stata votata una mia mozione per la lotta all’omofobia” spiega “perché il senso civico deve superare ogni pregiudizio”. La prossima sfida? Arrivare alla costituzione di una consulta cittadina per le pari opportunità. Un obiettivo che, siamo pronte a credere, sarà presto realtà.