Cuba teme il contagio rivoluzionario che arriva dal Medio Oriente. Per ora sono poche le manifestazioni organizzate nel regime caraibico. Ed è notevole che le protagoniste siano donne: le Damas de Blanco.
Si tratta di parenti dei prigionieri politici e chiedono semplicemente la loro scarcerazione, prima ancora che una riforma sull’isola. Anche in questi giorni sono state al centro dell’attenzione, attaccate durante una loro piccola manifestazione. Il governo non vuole macchiarsi le mani facendo prendere a manganellate donne innocenti. E così ha preferito agire indirettamente: ieri, un centinaio di “sostenitori” di Raul Castro ha circondato le Damas de Blanco (una ventina in tutto) riempiendole di insulti. Dopodiché la polizia ha arrestato le manifestanti per “proteggerle” dalla folla. Sono metodi ben collaudati. E non i soli impiegati dall’Avana.
La Seguridad de Estado (polizia politica) teme le donne in bianco, al punto di aver organizzato un’operazione contro di loro. Due agenti si sono infiltrati nel gruppo, come è stato ammesso candidamente in un programma televisivo di regime, per spiare le sue attività. Uno dei due agenti, Carlos Serpa (ritenuto un dissidente fino alla trasmissione televisiva di ieri, in cui ammette la sua attività reale), ha dichiarato, come da copione, che le Damas de Blanco sono un’organizzazione al servizio dell’imperialismo americano.
Nulla di nuovo sotto il sole. Per il regime il dissenso non esiste: esistono solo spie Usa. La vera novità, che L’Avana non ammette, è che queste “spie” abbiano il coraggio di scendere in piazza. Un’attività molto rischiosa, considerando quel che è successo ieri.