Dittatura, guerre, genocidi: sono numerose le terribili pagine storiche che hanno colpito la Cambogia, un Paese ancora oggi segnato in modo indelebile.
Qui sono migliaia e migliaia ogni anno i cittadini che scelgono di emigrare (in Thailandia se ne contano circa un milione di cui il 70% di provenienza irregolare) nella speranza di andare incontro un futuro migliore. Versano i risparmi di una vita a chi li inganna con la promessa di un posto di lavoro, finendo invece condannati aduna esistenza di soprusi, abusi, condizioni di vita e di lavoro insalubri, imprigionati in condizioni di schiavitù per mano di chi gestisce la tratta di clandestini.
Si lascia la propria famiglia con l’idea e la speranza di poter inviare ogni meno un po’ di denaro a casa, mentre i più anziani restano ad occuparsi dei nipoti: solo pochi fortunati piccoli riescono ad accedere ad una istruzione degna di questo nome, mentre per un’altra fetta di loro la vita prosegue in un orfanotrofio oppure nel mercato della prostituzione infantile.
A fianco del popolo cambogiano, l’organizzazione non governativa WeWorld impiega i propri volontari e social ambassador per proteggere donne e bambini dal traffico di esseri umani, prostituzione, abusi, matrimoni precoci e tratta dei migranti.
La graphic journalist italo-tunisina Takoua Ben Mohamed tra le pagine della toccante graphic novel “Un’altra via per la Cambogia” edito da Beccogiallo ci racconta la sua esperienza al fianco di We World per scoprire le atrocità che segnano il popolo cambogiano e la loro attività nel Paese, con l’auspicio che una maggiore consapevolezza possa aprire gli occhi di molti e innescare una scintilla di cambiamento.